sabato 12 agosto 2000
2000 - 8° - La Toscana in giallo firmato Francesco Guccini
Non è certo nuova una iniziativa sull'intimo, suggestivo
rapporto che da sempre c’è tra il cibo (gli odori e i sapori) e la letteratura
gialla. Anche in un recente passato vi sono stati incontri, convegni e
soprattutto pranzi e cene “con delitto” esemplificativi e di successo. Ma è
forse la prima volta, in questa occasione sanminiatese, che sull’argomento si
fanno parlare alcuni autori, partendo proprio dal loro lavoro e dal rapporto
che hanno (nella vita quotidiana e nella scrittura) con il cibo.
Dimmi cosa mangi e ti dirò che tipo di intuizioni pratichi.
Sembra che questo sillogismo abbia funzionato fin dalle origini della
letteratura gialla. Facendo però una distinzione. L’investigatore
dell’Ottocento non ha avuto, in genere, un buon rapporto col cibo. La
meditazione notturna per le strade parigine di Monsieur Dupin è quella di un
asceta digiunatore. Non molto diverso è l’atteggiamento di Sherlock Holmes:
mentre indaga praticamente digiuna (ne Il mastino di Baskerville
all’investigatore in mezzo alla brughiera necessitano solo “un colletto pulito
e una pagnotta”), però è vero che nei momenti di relax può diventare un
buongustaio. Invece per quello del Novecento la degustazione del cibo appare
sempre più importante, pausa ristoratrice e mediativa, da cui poi ripartire con
rinnovata lena dentro l’indagine; se non addirittura parte fondamentale della
filosofia dell’indagine. Fino ad arrivare agli investigatori e ai poliziotti
buongustai. Ad esempio a Maigret e Nero Wolfe. Piccolo borghese, fatta di
sapori ed odori domestici, la cucina del primo; “da ristorazione pubblica di
alto livello” cito due noti
studiosi e gourmet - quella del secondo.
E possiamo passare, senza alcuna preoccupazione di completezza
storica, a Pepe Carvalho, il personaggio di Vàzquez Montalbàn, che si cucina da
solo i cibi preferiti (si “sporca le mani”, insomma), e che, facendo questo, congiunge
perfettamente eros, senso utilitaristico e fiuto indagatore.
O al commissario Montalbano di Camilleri e le sue meditazioni
sulla cucina mediterranea. O alle ricette di Key Scarpetta, la poliziotta
creata da Patricia Cornwell, un po’ “raggelanti”, è vero, dalla fama di
anatomopatologa. Questa volta parleranno un giovane scrittore ormai affermato
come Giampaolo Simi; una scrittrice di culto tra gli esperti come Linda di Martino; noti
giornalisti e scrittori come Riccardo Cardellicchio, Umberto Cecchi e Mario Spezi;
una coppia famosa come Francesco Guccini e Loriano Macchiavelli, e infine Dario Cecchini, macellaio-attore-poeta,
che intratterrà con le sue tipiche esegesi sul cibo (inframezzato con la
recitazione dei versi di Dante). Di sicuro quello che uscirà non sarà meno
saporito dei piatti classici sopra ricordati.
Francesco Guccini così si è descritto una volta: “Sono nato a Modena il 14 giugno 1940, dopo lunghi mesi mi sono trasferito (o meglio mi hanno portato a Pavana, Pistoia) nella casa dei nonni paterni dove ho trascorso i primi anni di vita: Là si svolgono le Cròniche.
Ho fatto diverse cose, tra queste ho scritto e cantato delle canzoni”. Ben poco va aggiunto sul più noto e grande cantautore italiano. Le Cròniche sono le Cròniche Epafaniche (1989), affresco della gente e i luoghi dell’infanzia, a cui è seguito il romanzo Vacca d’un cane (1993).
Ha scritto in coppia con Macchiavelli Macaroni e Un disco dei Platters, che in altra occasione ha definito “gialli appenninici”.
Umberto Cecchi è giornalista e scrittore. Per tanti anni inviato attorno al mondo, in particolare in Asia e Africa, attualmente è direttore de “La Nazione” di Firenze. Il suo romanzo Fegato (Stampa Alternativa, 2000) è un thriller fuori dal coro, nel quale costruisce pezzo per pezzo la psicologia di un serial killer. Di questo libro l’autore ha detto che è soprattutto un libro cattivo: per resistere al minimalismo facile e al falso buonismo un po’ cialtrone del momento”.
Di recente Cecchi ha pubblicato per Giorgio Mondadori un altro libro “contro”, sugli ultimi mesi di vita di Arthur Rimbaud in Africa: La luna di Harar, con dodici tavole di Antonio Possenti.
Dario Cecchini, 45 anni. Macellaio da 200 anni. Artigiano nell’Antica Macelleria Cecchini di Panzano in Chianti. Appassionato dei sapori e degli odori della cucina toscana. Fine dicitore della Divina Commedia di Dante. Aspirante all’Inferno dei Toscani per i peccati nobili della gola e della Lussuria.
Personaggio televisivo (nel Costanzo Show, alla Rai, nella CNN e in altre importanti televisioni nel mondo)
Nello scorso ottobre si è fatto l’ispiratore e il promotore di un importante incontro, tenutosi proprio a Panzano, tra i macellai di tutto il mondo.
Linda di Martino che ha insegnato Lettere per trent’anni, vive e lavora a Firenze. Caso unico, ha vinto due edizioni del prestigioso Premio Alberto Tedeschi: nel 1987, con lo pseudonimo di “Domizia Drinna”, col giallo Troppo bella per vivere; nel 1996 vincerà di nuovo sempre all’insegna del travestimento (la di Martino userà nell’invio del romanzo alla giuria del premio il nome della sorella) con L’incidente di via Metastasio. I due romanzi sono stati pubblicati ne Il Giallo Mondadori. In entrambi le occasioni, i critici concordarono unanimamente sulla qualità di scrittura di questi mysteries classici. L’ultimo suo giallo, l’insolito Isola sempre, è del 1997.
Loriano Macchiavelli è nato a Bologna nel 1934, dove vive e lavora. Dopo un’esperienza di organizzatore teatrale, attore e autore per il teatro comincia a scrivere romanzi polizieschi con protagonista il sergente Sarti Antonio, una delle figure più popolari del giallo italiano. Il suo primo romanzo si intitolava Le piste dell’Attentato (1974). I suoi libri sono stati tradotti in varie lingue e hanno ispirato alcune fortunate serie televisive. Ha scritto due gialli (per ora) in coppia con Francesco Guccini: Macaroni (1997) e Un disco dei Platters (1998), molto apprezzati dalla critica e dai lettori, e per i quali si è parlato di un rinnovamento del giallo di memoria italiano.
Giampaolo Simi è nato a Viareggio nel 1965. Nel 1996 ha pubblicato il romanzo Il buio sotto la candela (premio “Nino Savarese” di Enna). Il secondo romanzo è del 1999: Direttissimi altrove, una storia in chiave noir ambientata fra una Tirrenia invernale e una Livorno stralunata e notturna. Il romanzo è entrato nella cinquina finalista al “Premio Scerbanenco” per il miglior giallo dell’anno. Nel 2000 è uscito Figli del Tramonto, in cui una band rock della tranquilla e un po’ limacciosa provincia lucchese finisce nella rete di una potente setta di satanisti. E’ imminente l’uscita di un altro romanzo per ADNkronos, mentre un nuovo noir è previsto per la fine dell’anno - inizio del 2001 pubblicato da DeriveApprodi.
Mario Spezi (1945) giornalista professionista dal 1975. Per quasi vent’anni, prima di passare alla pagina culturale, è stato cronista giudiziario de “La Nazione” di Firenze, occupandosi dei principali casi avvenuti in Toscana e in Italia: dal terrorismo rosso e nero, ai sequestri di persona, al caso Moro, all’aereo di Ustica, alle vicende della P2, al mostro di Firenze fino all’omicidio del conte di Robilant. Ha pubblicato Il Mostro di Firenze (1983), vincitore del “premio Miglior Libro per il cinema”; Delitti in Toscana (1996), tradotto in Francia da Fleuve Noir; Il mito nero di Firenze per l’editore giapponese Syncho; e Toscana nera (1998). E’ disegnatore di satira politica e pittore.
Graziano Braschi, è stato tra i fondatori della rivista satirica e di umorismo grafico “Ca Balà” (1971-80). Suoi contributi sull’umorismo e la satira sono apparsi anche su “Il Male”, “Carte segrete” e nel volume Humour mon amou (1982). Come studioso e storico di letteratura gialla e fantastico-horror, ha curato l’antologia Un breve brivido (1987). Ha collaborato a “Febbre gialla”, “Nosferatu”, “Torpedo”, “Delitti e misteri” e “Delitti di carta”. Ha scritto per “Il Giornale”, “L’Europeo”, “La Nazione”, “L’Indipendente”, “l’Unità”, “Liberazione” etc.
E’ autore, insieme a Cristina Proto, del saggio Il quaderno di Stephen King (1997).
Ha curato l’antologia di racconti gialli di autori toscani “ Toscana, delitti e misteri” (2000), in evidenza in questa edizione del Novembre sanminiatese.
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